lunedì 20 ottobre 2014

A pensar male si fa peccato, ma...

Frequentare persone attente e acute aiuta a crescere. Oggi ne ho avuto l'ennesima riprova. Vorrei quindi condividere con voi alcune riflessioni magari decontestualizzandole dalla triste e pesante realtà in cui versa l'Umbria. Le così dette multinazionali operano per definizione su più paesi per produrre e per vendere un portafoglio di prodotti. Produzioni realizzate in paesi diversi possono generare una diversa struttura dei costi. Pensiamo ai costi per energia, lavoro, infrastrutture di comunicazione, tassazione... Sono i così detti fattori che identificano la competitività del sistema paese. Potrei fare esempi concreti di industrie che un anno vincono premi europei come esempi di produttività aziendale "pur" risiedendo in Italia, ma che l'anno successivo vengono cinicamente chiuse per sfruttare i vantaggi di un altro sistema paese. Robe del tipo, sposta la tua produzione da noi e avrai 10 anni tax free, ottime autostrade per raggiungere i tuoi mercati, costo del lavoro 60% inferiore... La politica fiscale di un governo può davvero cambiare la sorte di centinaia di famiglie.
Torniamo a noi. Una multinazionale potrebbe avere impianti di produzione in Italia, in Polonia, in Germania e chissà dove ancora. Poniamo che lo stabilimento Italiano rimetta milioni di euro l'anno e che quelli nord europei, invece, vadano a gonfie vele. Verrebbe da dire: "l'Italia non e' un sistema paese competitivo, stabilimenti che perdono vanno chiusi a dispetto di tutto". Tuttavia, forse nessuno di noi si e' mai domandato: "dove risiede l'ufficio vendite di quella multinazionale?" "Chi fa le vendite e a quali logiche risponde?" Poniamo che i clienti "in rosso" o a scarso margine vengano tutti convogliati sullo stabilimento Italiano e, al contrario, tutti i clienti alto marginanti vengano dirottati su stabilimenti nord europei. Certo l'Italia e' un sistema diseconomico, ma anche il management ci può mettere del suo e... domanda semplice: conviene fare profitti dove la tassazione e' alta o dove questa e' bassa? Dove conviene spostare le perdite? Ancora, e' così pazzo pensare che un settore strategico dell'economia possa essere in qualche modo "indirizzato" a casa di governi forti a discapito di governi deboli? Se penso a Terni qualche domanda a riguardo me la pongo e guardando all'assenza di una politica industriale in Italia da oltre 30 anni, alla pochezza della nostra politica, qualche risposta la immagino.
Enrico Mattei fu nominato nel dopoguerra presidente dell'AGIP per la liquidazione dell'agenzia Italiana Petroli, sapete perché? Alcuni pensavano che non conveniva creare una politica energetica per l'Italia. Non era strategica. Per fortuna,
nonostante tutto, Mattei ci regalo' l'ENI.

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